miércoles, 11 de julio de 2012

Colera a Cuba: verità e manipolazioni

La presenza di un focolaio di colera a Cuba è stato il punto di avvio di una nuova campagna mediatica contro la nostra Patria, proveniente in principal modo dai tradizionali nemici della Rivoluzione, tra i quali si sono fatti eco maliziosa El Nuevo Herald e Radio Martí, di Miami, diversi blog che appartengono alla "blogsfera" anticubana, come i mercenari travestiti nel falso ruolo di "giornalisti indipendenti". Non sono mancate, ovviamente, alcuni agenzie internazionali e giornali al servizio della SIP, come l'Universal di Caracas.

Il colera è una malattia diarroica acuta, come viene descritta in vari siti specializzati che, nonostante sia mortale in molti casi, può essere trattata con sali di reidratazione orale. Tuttavia, la base fondamentale dell'eliminazione della malattia è la sua prevenzione, mediante l'implementazione di forti misure di risposta organizzata e ben definita, nelle quali la popolazione ha un'alta responsabilità nel loro compimento. Il fatto che il colera si contrae attraverso il consumo di acqua contaminata o di acqua che non ha ricevuto il trattamento adeguato, fa dello stesso un fattore che si può evitare mediante un'adeguata gestione ambientale, il trattamento dell'acqua e la cultura di bollirla prima del suo consumo.

Nel caso di Cuba è da 130 anni che questa malattia non era stata riscontrata nella popolazione. L'ultimo focolaio di colera era avvenuto nel 1882. Ovviamente, la sua recente apparizione è servita come mezzo per scatenare l'attuale campagna mediatica contro la nostra Patria i cui obiettivi sono:

1) mettere in discussione in modo ingannevole l'efficacia del sistema primario di salute a Cuba.

2) utilizzare la sua apparizione per propagandare diverse dicerie tendenziose su una degrado della qualità di vita a Cuba, appoggiandosi sui mercenari di mestiere, incaricati di distorcere la realtà cubana.

3) colpire il crescente arrivo del turismo a Cuba, presentando un quadro di mancanza di controllo dei focolai epidemici da parte delle autorità cubane. In essenza, questa campagna si basa su seminare paura non solo nella popolazione cubana, ma anche nei potenziali visitatori all'Isola.

4) falsificare l'informazione sull'incidenza dell'epidemia, sovradimensionando il numero dei casi e presentando un quadro fuori controllo, inefficienza e impotenza delle autorità sanitarie cubane.

5) mostrare un'ipocrita preoccupazione verso il popolo cubano, quando in realtà i "preoccupati" sono quelli che difendono a oltranza il ferreo blocco contro Cuba.

6) mostrare un'apparente indolenza del Governo cubano di fronte alla situazione sociale in generale e nei confronti dell'apparizione della malattia in questione.

7) politicizzare il fenomeno per mantenere la loro guerra ideologica contro Cuba

8) incolpare il Governo per la carenza di mezzi di igiene personale, mettendola in relazione agli elevati prezzi degli stessi e a una mancanza di rifornimento degli stessi.

Benché il colera sia un indicatore di mancanza di sviluppo sociale in una nazione, non è questo il caso di Cuba.

La dimostrazione della manipolazione mediatica di questo caso, in particolare, la offre una notizia di Juan O. Tamayo, apparsa oggi sul Nuevo Herald, nella quale si riferisce di un "aumento" incontrollato dei casi di colera a Cuba. Finora si basano su speculazioni, adducendo che l'epidemiologa cubana Ana María Batista González, ha fatto commenti sul comportamento dell'epidemia, i cui dati sono stati tergiversati e manipolati in modo speculativo, confondendo altri quadri clinici di pazienti con il colera.

Quello che è certo finora è che il quotidiano Granma ha parlato dell'apparizione del focolaio epidemico lo scorso 3 luglio e ha detto che Cuba ha le risorse necessarie per controllarlo. Ufficialmente il numero dei morti fino a quel momento era di tre persone.

Il gioco mediatico è incominciato immediatamente, con la trasformazione di questi mezzi in portavoce della manipolazione costruita dai detrattori controrivoluzionari. Lo stesso Nuevo Herald riporta commenti come quelli del mercenario Yoandris Montoya che ha sovradimensionato il numero dei morti. Radio Martí si è fatta carico anche di diffondere le informazioni tergiversate di controrivoluzionari cubani, come Walter Claver Torres, presunto "giornalista indipendente", residente a Santiago de Cuba; Jorge Corrales Ceballos, altro "giornalista indipendente" residente a Guantánamo; la Dama in Bianco Yelena Garcés, direttrice provinciale della FLAMUR a Santiago de Cuba, tra gli altri, che si sono dedicati a contare morti a destra e a manca nelle loro province.

Nessuno di questi mezzi ha citato l'immediata risposta epidemiologica da parte del Governo cubano, che ha impiegato innumerevoli risorse per evitare la diffusione della malattia. Al contrario, fanno riferimento a commenti come il seguente; "Ma la polizia ha mantenuto una forte presenza di sicurezza negli ospedali dell'area e non permetteva ai parenti di visitare i pazienti con il colera", secondo commenti pervenuti dalla mercenaria Tania de la Torre e da suo marito.

Il sito Havana Times ha aumentato le dicerie infondate sul decesso di un'anziana a La Habana, speculando sulle ovvie misure prese dal Governo nel caso di una ripresa della malattia. Tutto questo dispositivo è parte della strategia epidemiologica cubana e dimostra la preoccupazione delle autorità al riguardo. Un altro blog, Café Fuerte, ha speculato anche sul decesso di quindici pazienti nell'Isola, secondo fonti sconosciute.

Non poteva mancare l'ingerenza sfacciata della congressista statunitense Ileana Ros-Lehtinen, che piena di velenosa intolleranza ha accusato il Governo cubano di evitare di diffondere informazioni sul focolaio di colera a Cuba per non danneggiare il turismo. Nei suoi commenti ha riportato gli stessi dati diffusi dai suoi mercenari nell'Isola.

RIPERCUSSIONI

Il carico mediatico dei mezzi di informazione nemici di Cuba ha risvegliato infondate diffidenze e paure, ma senza la grandezza che essi pretendevano. Anche se il Messico ha preso misure di protezione riguardo i voli provenienti da Cuba, il portavoce della Segreteria della Salute dello Yucatan, Luis Vázquez, ha affermato che in Messico, "non c'è niente, e non è arrivato alcun passeggero con qualcosa di sospetto".

Da parte loro, le Islas Caimán hanno emesso un'avvertenza in cui raccomandava che i viaggi a Cuba avrebbero dovuto limitarsi "solo agli essenziali".

Tuttavia, un'altra cosa è successa in Venezuela, dove i mezzi controllati dalla destra hanno tentato di farsi eco della campagna mediatica anticubana, come sono i casi di El Universal e di Noticias 24, che adducono il pericolo di trasmissione della malattia, dato il flusso permanente di viaggiatori tra le due nazioni.

L'OMS, come altre prestigiose organizzazioni internazionali, conoscono l'alto livello organizzativo esistente a Cuba per affrontare contingenze, sia naturali sia come i focolai epidemici. Allo stesso modo, hanno evidenziato in varie opportunità l'alto livello di qualifica della medicina cubana, dimostrato internazionalmente mediante la cooperazione solidale verso altre nazioni.

Come direbbe una cubana semplice: "si sta all'erta, ma senza paura", in una franca espressione della fiducia che il popolo ha nei confronti del suo Governo. Il resto è manipolazione di basso livello, vilmente manipolata e diretta a danneggiare Cuba.

Da parte mia, tuttavia, credo che questo evento epidemico debba servire a tutti noi a ricavare fruttuose lezioni:

1) tutte le campagna mediatiche contro Cuba sono ordite sulla base delle nostre debolezze riguardo al mantenere informato, in tempo reale, il nostro popolo. L'informazione veritiera, immediata e serena non confonde e impegna allo stesso modo i cittadini alla soluzione di questo tipo di contingenze. È la forma più efficace per mettere i limiti alle menzogne, alla distorsione della verità e alla manipolazione mediatica delle nostre realtà.

2) anche se siamo progrediti molto in materia di salute, essendo uno dei paesi con gli indici più alti nel mondo, dobbiamo mantenere un serio processo di perfezionamento della salute primaria alla cittadinanza. Ogni sforzo per mantenere una qualità nei servizi di salute al popolo, deve essere una sfida permanente per tutti e in questo non deve mancare la volontà.

3) ci rimane molto da lavorare, è certo, nel miglioramento delle condizioni di vita della nostra popolazione. La mancanza di risorse, nonostante il grande sforzo del nostro Governo, cospira contro questo. Deve essere parte della responsabilità degli organismi di direzione, sia a livello nazionale, sia provinciale, sia in ogni località, l'eliminazione di discariche, delle perdite di acque di fogna, l'eliminazione dei focolai inquinanti, la vigilanza epidemiologica effettiva e il monitoraggio permanente a quelle zone potenzialmente vulnerabili alla diffusione di malattie.

4) benché si sia lavorato duro nel coinvolgimento della popolazione nella lotta alle malattie endemiche come il dengue, si deve fare ancora uno sforzo maggiore nell'abilitazione e nell’educazione del nostro popolo, aumentando la sua cultura sulla salute. Bollire l'acqua, pulizia permanente della casa, come altre misure, devono smettere di essere semplici campagne e trasformarsi in abitudini di vita.

5) coinvolgere ancora di più le organizzazioni di massa alla soluzione di quei problemi relativi al benessere e alla garanzia della salute dei nostri compatrioti. Lasciare da parte il "campagnismo" e trasformarlo in compiti essenziali del suo lavoro con il popolo.

Cuba, nonostante quello che pensano i suoi detrattori, uscirà animata da questa nuova sfida, come è uscita dal dengue emorragico e dalla febbre porcina, come da altre minacce portate dal bioterrorismo della CIA e dei mafiosi di Miami. Abbiamo ampia esperienza per librare queste battaglie e contiamo su risorse umane capaci per vincerle. Continuerà a essere, indubbiamente, un posto sicuro per il turista e per il nostro stesso popolo.

di Percy Francisco Alvarado Godoy
 
10 luglio 2012

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