Esclusiva!
Cuba. Intervista con Percy Alvarado
Cuba. Intervista con Percy Alvarado
Se le vie del signore sono infinite, quelle del terrorismo
contro Cuba portano tutte a Miami. Nella battaglia che Cuba conduce contro il
terrorismo, un capitolo importante riguarda la capacità di La Habana di svolgere una
adeguata azione di intelligence
per prevenire, impedire o comunque vigilare sulle organizzazioni terroristiche
anticubane che a Miami trovano rifugio, denaro, aiuti e sostegno politico.
Dalla capitale della Florida partono infatti le campagne terroristiche contro
l’isola, che sono costate, dal 1959 ad oggi, un’invasione (fallita), 3478 morti,
2099 feriti, 294 tentativi di dirottamenti marittimi ed aerei, 697 atti
terroristici, 600 tentativi di assassinio del suo leader, 1821 miliardi di dollari di danni
diretti e dimostrati procurati all’economia dell’isola.
E’ quindi a Miami che l’azione di prevenzione cubana deve
trovare un suo primo livello d’iniziativa. Percy Alvarado, guatemalteco
naturalizzato cubano, per conto dei servizi di sicurezza di La Habana è stato infiltrato
22 anni nei gruppi terroristici anticubani. Alcuni di questi 22 anni, direttamente nella Fnca, la Fondazione Nazionale Cubano Americana. La lobby cioè che sovrintende, finanzia e organizza l’aggressione terroristica e politica contro Cuba e che influenza in modo determinante, grazie al suo potere economico ed elettorale, la politica statunitense verso l’isola.
Percy Alvarado ha svolto un ruolo prezioso nella difesa dell’integrità di Cuba, come altre centinaia di agenti che, a rischio della loro vita, hanno scoperto e trasmesso a La Habana informazioni preziose su piani terroristici che sono così stati evitati. Rientrato a Cuba, Percy Alvarado ha scritto diversi libri, tra cui “Confessione dell’agente Fraile” (ed. Achab,ndr) e “Riflessioni di un antiterrorista”, nei quali racconta la sua esperienza di infiltrato per conto di Cuba nelle organizzazioni terroristiche anticubane, cominciando proprio dalla FNCA, qui in Europa scambiata per una organizzazione politico-umanitaria con la quale celebrare convegni quali quello del 28-29 Ottobre del 2004 a Roma, alla presenza di esponenti del governo italiano.
Il vero volto della Fondazione
La Fnca è una organizzazione che nasce come risultato della strategia anticomunista e anticubana creata per decreto presidenziale da Ronald Reagan e aveva come proposito quello di unire i settori più reazionari e conservatori dentro l’emigrazione cubana. Uno strumento attraverso il quale dirigere tutta la politica anticubana. La nascita della Fnca risponde al desiderio del governo USA di dirigere le sue azioni ostili contro Cuba e c’è piena collaborazione tra la Fnca e la CIA per sviluppare una guerra sporca contro l’isola. Questo è il motivo per cui nasce la Fondazione. Riuscirono a mettere insieme un gruppo di individui che riassumevano alcune caratteristiche fondamentali: grande potere economico dentro l’emigrazione cubana e un odio acerrimo verso la Rivoluzione.
Tutti i fondatori erano stati addestrati dalla Cia ed erano già stati impiegati non solo in azioni contro Cuba, ma nella repressione di diversi movimenti rivoluzionari nel mondo. Per esempio Pepe Hernandez era stato membro dell’esercito Usa per il quale interrogava i prigionieri in Cambogia. Un altro di loro, Luis Posada Carriles e altri ancora hanno un lungo curriculum di lavori svolti al servizio della Cia in Centro e Sud America. Nella prima decade degli anni ’80 la Fondazione si dedica fondamentalmente a sovvenzionare la guerra sporca, finanziando altri gruppi controrivoluzionari affinché realizzassero azioni contro Cuba.
Quando cade il campo socialista europeo, tra fine anni ’80 e inizio anni ’90, ovviamente le organizzazioni anticubane cercano di assestare il colpo di grazia alla rivoluzione cubana e la Fnca cerca un ruolo da protagonista. D.Cosa fece? Mantenne la sua faccia politica dedicata al lavoro politico dentro il Congresso Usa cercando di ingraziarsi più deputati e senatori possibili. Lo stesso Luis Zuniga mi raccontò di come stava convincendo un senatore a schierarsi contro Cuba a suon di regali da parte della Fnca. Ma mentre pubblicamente la Fnca mostrava il suo aspetto politico, clandestinamente organizzava un gruppo segreto paramilitare.
La missione
Organizzare sabotaggi e attentati terroristici dentro Cuba. Ovviamente tutto doveva apparire come organizzato da settori delle Forze Armate, dell’Esercito e del Ministero dell’Interno in disaccordo con il governo rivoluzionario cubano. I nostri servizi di sicurezza hanno da subito scoperto l’esistenza del gruppo chiamato Frente Nacional Cubano. Uno dei compiti che mi venne affidato come agente dei servizi cubani fu quello di visitare Miami e scoprire cosa era realmente il Fnc. E’ stato facile, era il braccio armato della Fondazione Nazionale Cubano Americana, l’aspetto occulto della Fnca.
I leader dell’ala dura erano Jorge Mas Canosa, Pepe Hernandez, Alberto Hernandez e tanti altri ancora. In un incontro che ebbi con Luis Zuniga Rey, uno dei portavoce della Fondazione, supposto presidente di un “Partito per i diritti umani”, mi recluta affinché realizzi delle azioni violente dentro l’Isola. Mi dice chiaramente che questo è un lavoro segreto e che la Fnca non deve apparire come l’organizzatrice di queste azioni. Lui stesso riconosce che vari dirigenti sono coinvolti in questo sporco lavoro. Fu così che scoprimmo che la Fnca a partire dai primi anni ’90 è la protagonista dei principali attentati contro Cuba. Questi personaggi organizzarono una rete terroristica tra Miami e il Centro America.
La testa pensante e la parte economica era radicata in Florida mentre il braccio armato era in vari paesi centroamericani. Così si mossero vari dirigenti della Fondazione, fondamentalmente Armando Monzon Placencia, morto qualche anno fa, che in Centroamerica prese contatto con Luis Posada Carriles che a sua volta ebbe l’appoggio di un gruppo di diversi terroristi cubani che risiedevano in Honduras, Guatemala, Salvador e Nicaragua.
E l’intelligence Usa?
Nei primi anni della Rivoluzione la maggior parte dei cubani che abbandonarono il paese furono reclutati dalla Cia. In questo caso Orlando Bosh, Luis Posada Carriles, Jorge Mas Canosa e un gruppo grande di questi cubani furono addestrati in distinti settori delle forze armate nordamericane all’uso di esplosivi, tecniche di contro-insurrezione e di comunicazione. Questo gruppo, come ti ho detto prima, è anche servito alla repressione di altri movimenti rivoluzionari. Per esempio Alfredo Domingo Otero, che nella Fondazione è stato il mio ufficiale diretto, colui cioè che si occupava del mio addestramento. Otero era il responsabile delle operazioni speciali del Frente Nacional Cubano, braccio militare segreto della Fnca.
Otero era stato negli anni ’60 il capitano della nave Rex, una delle tante imbarcazioni che utilizzava la Cia per attaccare Cuba. Il 23 dicembre del 1963 Otero preparò ed eseguì un’azione che causò la morte di diversi marinai cubani nell’Isola della Gioventù. Un’operazione pianificata dalla Cia che prevedeva la presenza di una nave madre, la Rex per l’appunto, dalla quale partivano delle lance rapide con uomini rana che piazzavano degli esplosivi. In quell’occasione provocarono la morte di quattro marinai cubani e il ferimento di altri 17.
Uno degli uomini rana che partecipò a quell’operazione era Orestes Hernandez, colui che anni dopo, nel 1997, venne catturato con due fucili telescopici calibro 50 nell’isola Margherita in Venezuela, mentre preparava un attentato a Fidel Castro. Otero fu colui che ha portò il denaro che serviva per finanziare l’attentato che a sua volta gli era stato dato da Pepe Hernandez. Sempre Otero mi ha riferì in varie occasioni che le informazioni che io gli passavo su Cuba, lui le girava ad altre agenzie degli Stati Uniti. Ti posso anche dire che c’era la possibilità che la bomba che io avrei dovuto piazzare al cabaret Tropicana a La Habana, potesse partire dal territorio degli USA e non dal Guatemala come avvenne.
Quando gli chiesi come fosse possibile, mi disse che non ci sarebbe stato nessun problema dall’aeroporto di Miami perché la Fondazione poteva garantire il passaggio di qualsiasi cosa.
Gli Usa fingono di non sapere?
Non fingono, né potrebbero. Cuba ha avvertito frequentemente le autorità nordamericane sul terrorismo di Miami. Una volta un senatore nordamericano ha visitato Cuba. Fidel gli disse di questi piani. Il senatore al suo ritorno si riunì con Clinton e questi inviò a Cuba due funzionari del FBI. Cuba presentò una montagna di prove a questi funzionari. Successivamente inviammo un nostro funzionario dei Servizi che visitò il quartier generale del Fbi e consegnò ulteriori prove.
Ci aspettavamo che il governo nordamericano prendesse dei provvedimenti. Ma le pressioni della mafia cubana di Miami sono state più forti e non fecero niente. Cercammo incontri con la grande stampa americana. Io stesso sono stato intervistato da un giornalista del New York Times e fu il momento in cui il governo cubano decise di svelare la mia identità. Al giornalista raccontai molte cose sul mio lavoro a Miami e portai molte prove di quello che affermavo. Questo avvenne il 13 agosto 1998. Cosa fece il New York Times? Semplicemente non pubblicò assolutamente nulla. Cuba da molti anni ha consegnato dei dossier su quanto avviene in Florida, alle autorità competenti del governo di Washington.
Ma gli Stati Uniti al contrario hanno dato l’impunità a questi terroristi. Quale opzione rimane a Cuba? Difendersi, che è un diritto legittimo.
Quali sono i principali terroristi che vivono liberamente negli Usa, protetti o meno dal governo?
Non si nascondono. Camminano liberamente per le strade di Miami, del New Jersey e di New York, con totale impunità. Rilasciano interviste, partecipano a trasmissioni televisive, minacciano Cuba e Venezuela con nuove azioni terroristiche. Per esempio Orlando Bosh Avila, molto conosciuto, ha promosso azioni criminali orribili come l’esplosione dell’aereo cubano nei cieli delle Barbados, è stato implicato direttamente nell’assasinio a Roma di Bernardo Leighton, organizzatore e partecipe dell’omicidio di Carlos Prats in Argentina.
Ha lavorato per i servizi segreti di Pinochet, partecipò in Nicaragua al tentativo di assassinio di Pascal Allende. Ha partecipato persino ad attentati nello stesso territorio nordamericano che costarono la vita a diverse persone la cui colpa era quella di propiziare un avvicinamento a Cuba. Arcinoto e conosciuto è Luis Posada Carriles, catturato in flagrante a Panama e recentemente amnistiato dalla ex Presidente Moscoso che, per 400 milioni di dollari, ha dato una spallata alla giustizia panamense. Questa signora ha liberato tre terroristi che, appena scarcerati, si sono rifugiati in Florida dove circolano liberamente per le strade di Miami.
Da alcuni giorni anche Posada Carriles si trova nel territorio Usa aspettando il perdono presidenziale da parte di G.Bush figlio, che senz’altro vorrà imitare il padre che diede il perdono presidenziale al terrorista Orlando Bosh Avila. Questi sono solo due dei tanti criminali che risiedono protetti nel territorio Usa. Un altro esempio è Rodolfo Frometa del Commando F4 che con Luis Garcia addestra mercenari per assassinare il Presidente venezuelano Chavez.
Assai singolare è il fatto che gli Stati Uniti hanno chiuso le loro frontiere per paura dell’infiltrazione di terroristi da altri paesi, mentre questi terroristi di origine cubana protetti dalla Fnca hanno libero accesso nel paese. Molti di loro continuano ad addestrarsi e tutti i giorni gli organi della sicurezza cubana ricevono avvisi e indizi sull’attività nemica che non si è mai fermata. Abbiamo prove che presto renderemo pubbliche su come si mantengono in attività questi piani terroristici contro Cuba.
L’intelligence cubana ti ha incaricato d’infiltrarti in queste organizzazioni per sventarli. Era lo stesso lavoro che stavano facendo i cinque prigionieri cubani nelle carceri Usa?
Il mio lavoro era identico a quello dei cinque compagni. La mia infiltrazione è stato un percorso molto lungo. La Fnca mi ha visto come una persona capace di fare il mercenario. A Miami vengono partoriti tutti i piani di aggressione contro l’isola. Io sono testimone diretto e posso affermare che il terrorismo si fabbrica a Miami.
Ti dico questo perché ho partecipato alla preparazione di questi piani terroristici. A Miami e all’interno di questi gruppi controrivoluzionari abbiamo infiltrato uomini che lasciano le proprie famiglie, le proprie case, con l’unico scopo di informare il governo su azioni violente che questi terroristi preparano contro il popolo cubano. Questo era il lavoro che sia io che i cinque compagni ora detenuti negli Usa svolgevamo. Grazie al mio lavoro di infiltrato potemmo sventare con il passare del tempo molti piani che sarebbero costati centinaia di vite umane. Nel mio caso la Fnca mi ha ordinato di assassinare Fidel Castro, di far esplodere centrali termoelettriche, raffinerie, ospedali e organismi ufficiali del governo.
Per 22 anni questo è stato il mio lavoro: prevenire tutto questo e salvare il popolo e il paese che mi ha adottato. Il mio stesso lavoro lo hanno fatto i cinque eroi e così altre decine di compagni che hanno preso il mio posto e quello dei cinque. Cuba ha il diritto di difendersi se gli Usa non fanno nulla per fermare tutto questo.
I cinque, sostiene l’accusa, spiavano gli Usa…
E’ falso. Mai, te lo giuro, ci è stato ordinato di infiltrarci in nessuna agenzia nordamericana, né in nessun luogo sensibile per la sicurezza nordamericana. Se poi vogliono dire che spiare il terrorismo cubano-americano è come spiare loro…La concezione nordamericana del terrorismo è ipocrita. E’ risaputo che non esiste un terrorismo buono e uno cattivo. C’è solo un tipo di terrorismo, quello che uccide vittime innocenti. Quindi come è possibile che gli Stati Uniti benedicano e diano totale impunità a queste persone, quando lo stesso governo USA si auto elegge come principale protagonista della lotta mondiale al terrorismo?
E’ la Fnca che detta la politica statunitense nell’area?
La Fnca è il Frankestein che ha creato l’amministrazione americana. Inizialmente la concepirono per usarla contro Cuba. Però la Fondazione è diventata potente. Ha cominciato a riunire gruppi di persone ed in un momento determinato si è convertita in una potente lobby capace di condizionare la politica nordamericana verso Cuba. Qualsiasi amministrazione che adottava una misura di avvicinamento nei confronti dell’isola veniva attaccata fortemente da questa lobby. Hanno sempre cercato di fare proseliti sia tra i repubblicani che tra i democratici per rafforzare la politica ostile contro Cuba.
Nel primo mandato di Bush è stato dimostrato che le elezioni furono corrotte e che la decisione finale fu presa in Florida, la farsa del conteggio delle schede ha tenuto banco per moltissimo tempo. Cambiarono la destinazione di molti voti e altrettanti scomparvero. Furono le elezioni più corrotte della storia degli Stati Uniti d’America. Chi svolse il ruolo di protagonista durante tutta questa messa in scena? La lobby anticastrista di Miami. Di conseguenza la mafia della Fondazione servì a Bush per essere eletto e questi doveva pagare il suo debito e la prima parte del favore è stato restituito con l’approvazione del “documento per la transizione democratica a Cuba”.
Il tema migratorio è sempre stato sentito e discusso da entrambi i paesi, e questo è fonte di forte critica a Washington, ma ogni volta che si cerca un punto di avvicinamento la mafia di Miami fa valere le sue pressioni sull’amministrazione USA. Di fatto sia la mafia di Miami che le varie amministrazioni succedutesi si sono usate a vicenda. Le varie amministrazioni hanno utilizzato la Fnca per le loro attività contro Cuba e questi personaggi hanno usato i governanti Usa sia per ricevere grandi somme di denaro per i propri benefici, che per condizionare la politica estera regionale e non solo.
Per la Ley di Ajuste Cubano adottata dal governo USA i cubani sono gli unici emigranti che possono entrare nel territorio nordamericano, mentre nella frontiera con il Messico tutti i giorni muoiono e vengono assassinati decine di immigrati. Basta che un cittadino cubano tocchi il suolo nordamericano è libero e gli vengono concessi tutti i benefici.
Che relazione esiste, se esiste, tra gli oppositori interni all’isola e le organizzazioni di Miami? C’è una relazione organica tra questi due lati dell’opposizione?
Una volta ho chiesto ai dirigenti della Fnca se realmente credevano di poter sconfiggere la rivoluzione cubana da Miami. Risposero di aver sempre avuto ben chiaro che una delle tattiche per promuovere un cambio a Cuba era creare un’opposizione interna. Sin dal principio del mio lavoro, uno dei compiti che mi era stato assegnato dalla Fnca era quello di trasportare soldi e mezzi per i dissidenti interni. Era il denaro che serviva per pagarli. Questa opposizione interna, fittizia, consiste in un gruppo di persone che riceve un salario e indicazioni su ciò che devono dire e fare. Con questi gruppi interni hanno lavorato sia i gruppi di controrivoluzionari che la stessa Cia.
Nelle vicende interne dei gruppetti di cosiddetti “dissidenti”, la Fondazione ha un ruolo importante. Quando la Fnca si divise in Consiglio per la Libertà di Cuba sia la Fnca che il CLC si disputarono il mantenimento di questi gruppi di mercenari a Cuba. Ho saputo che Luis Zuniga Rey, colui che mi ha reclutato e che va a Ginevra a parlare sui Diritti Umani violati a Cuba, oltre ad essere un terrorista è incaricato di reclutare un gruppo di persone all’interno dell’isola per dimostrare che esiste un’opposizione al governo legittimo. Anche altri della Fnca si dedicano a questo reclutamento.
Il proposito è chiaro: far credere a livello internazionale che ci sono gruppi di opposizione all’interno di Cuba. In questa direzione hanno giocato un ruolo importante tutta una serie di organismi che apparentemente sono Ong ma realmente sono entità guidate dalla Cia come per esempio Freedom House.
Negli ultimi anni Cuba ha dato più volte prova che questi mercenari si recano nella Sezione di Interessi degli Stati Uniti a La Habana e ricevono soldi e mezzi per lavorare. Computer, apparecchi radiofonici, istruzioni su cosa dire e fare. Più menzogne riescono a far pubblicare o a dire, più il loro salario aumenta. Nei libri “I Dissidenti ” e “Il Camaleonte ” sono narrate le storie di questi mercenari e ti puoi rendere conto dello squallore morale dell’ambiente. Questi personaggi vivono e hanno vissuto molto meglio della media di un semplice cittadino cubano. Hanno fatto del lavoro di “controrivoluzionari” un modo per fare soldi e vivere meglio. Questo non è inusuale perché negli Stati Uniti i gruppi ostili a Cuba hanno sempre vissuto di questo.
Hanno vissuto con il denaro che il governo nordamericano gli ha sempre fornito e anche con la raccolta di fondi tra la popolazione di Miami ostile a Cuba. Però nell’isola inviano l’elemosina ai mercenari interni. Ai mercenari nell’isola arrivano 100 dollari al mese, la maggior parte di questi soldi finisce nelle tasche dei capi della Fnca. Ora con questo documento sulla “Transizione democratica a Cuba”, gli USA hanno destinato alla dissidenza circa 57 milioni di dollari. Dove andrà a finire questa ingente somma di denaro? Non arriverà mai alla supposta dissidenza. Ribadisco che il principale compito della Fondazione è creare da Miami un gruppo di oppositori dentro Cuba.
Ci hanno provato in tutti i modi, l’ultimo tentativo è stato creare il gruppo delle “Dame Bianche”, che sono le mogli, madri e sorelle dei 75 mercenari arrestati nell’aprile del 2003. Cuba, nel suo diritto stabilito dalla legislazione, diritto sovrano di ogni paese, ha preso alcune misure contro queste persone, misure legali. Questi mercenari sono stati arrestati e processati con prove evidenti. Cercano in tutti i modi e con tutti i mezzi di creare situazioni di crisi e di conflitto con la superpotenza del nord, con tutti i mezzi e le istruzioni che ricevono da Miami.
In Europa particolarmente vicino a loro risulta essere Aznar...
Aznar é gravemente compromesso con la Fnca. E’ noto che verso la fine degli anni ’90, al termine della sua campagna presidenziale, Aznar visitò Miami. Viaggiò nell’aereo personale della famiglia Mas Canosa, viaggiò in Nicaragua, Salvador e in altri paesi del centro America. Ha avuto numerosi incontri e ha ricevuto una grande somma di denaro dalla Fnca. In cambio Aznar e il Partito Popolare si impegnarono a promuovere una campagna anticubana in Europa. Realmente per lui è stato un buon affare dal punto di vista economico. Ma non gli ha portato fortuna dal punto di vista politico…
Una parte della sinistra europea ha preso le distanze da Cuba…
Ieri riflettevo con alcuni amici che contro Cuba è stata montata una campagna di nuovo terrorismo. Si tratta di terrorismo ideologico. Molto più dannoso del terrorismo che conosciamo, fatto con le bombe. Il terrorismo ideologico tratta di minare i vincoli e le relazioni tra la sinistra e cerca di deviare la realtà. Prendiamo il caso dei tre terroristi condannati a morte. Il governo cubano aveva ben chiara la sua posizione rispetto alla condanna a morte. Non siamo d’accordo con la pena di morte. Bisogna però vedere e conoscere il contesto cubano e l’ostilità del governo Usa contro Cuba.
In oltre quaranta anni di rivoluzione sono stati sequestrati più di 1900 aerei cubani e anche molte imbarcazioni. Appena i sequestratori mettono piede negli Stati Uniti sono ricevuti come eroi e la maggior parte degli aerei non vengono restituiti. Perché? Cercano di creare un conflitto migratorio tra i due Paesi per giustificare eventuali azioni di forza. Una prima prova c’era stata nel 1994, quando si creò un clima di tensione cercando di far credere che ha la situazione interna era gravissima.
In quel periodo ero in Florida insieme a Pepe Hernandez, uno dei dirigenti della Fnca e a Miami le tv e le radio dicevano che la popolazione dell’isola era scesa nelle strade e che i carri armati dell’esercito schiacciavano la rivolta popolare. La disinformazione era enorme, ma la gente urlava per le strade “criminali” “assassini”. Cosa avvenne veramente? Ci fu una piccola manifestazione di protesta di alcuni controrivoluzionari che distrussero le vetrine dell’Hotel Dauville e che vennero fermati dalla stessa popolazione che acclamò Fidel Castro appena questi giunse sul posto.
Gli Stati Uniti utilizzano una teoria chiamata della “pentola a pressione” e l’hanno usata diverse volte. Nel 1980 con i fatti del Mariel, nel 1994 con Guantanamo e pretendevano utilizzarla di nuovo nel 2003. Gli Stati Uniti a volte cooperavano e a volte facevano i furbi. Ai terroristi che avevano sequestrato gli aerei dopo alcuni giorni concedevano la libertà e la offrivano spudoratamente anche ai passeggeri che erano stati sequestrati. Il governo nordamericano si impossessava delle aeronavi e dei battelli. Cosa avvenne due anni fa? Cominciarono con il dirottamento di due aerei che volano dall’Isola della Gioventù. I sequestri avvennero con la forza, una volta con una granata minacciando la vita di tutti i passeggeri. Nel caso dell’imbarcazione di Regla presero in ostaggio armi alla mano vari passeggeri tra cui due turiste francesi.
Ci siamo trovati in una situazione molto complessa, un sequestro armato, molti ostaggi in pericolo di vita e Miami pronta a ricevere i dirottatori come eroi. Il governo cubano doveva mettere un freno a tutto questo. L’unica soluzione era prendere una decisione estrema, pur se costosa. Lo sapevamo che sarebbe stata tale. Doveva essere esemplare per mettere fine a una situazione che stava diventando incontrollabile, anche perché gli Stati Uniti, con la Ley de Ajuste Cubano, stavano propiziando tutto questo. I tre sequestratori sono stati processati secondo il codice penale del nostro paese e con tutte le garanzie del caso in accordo con le leggi cubane.
Abbiamo preso una decisione difficile, forte...
La condanna a morte in ottemperanza alle leggi dello Stato. Tutto questo è stato soppesato. Sapevamo che molte persone non avrebbero capito. Immediatamente in tutto il mondo, anche molti amici, hanno protestato contro la nostra decisione. Capiamo che il tema della pena di morte è molto sensibile e credo che Fidel e Felipe Perez Roque abbiano spiegato molto bene che fu una decisione che, controvoglia, fummo costretti a prendere.
A due anni di distanza continui a difendere quella decisione?
Si, perché l’obiettivo era fermare i sequestri e ci siamo riusciti. Nessuno, tanto meno gli amici, può chiederci di rinunciare a difenderci, di esporre il nostro popolo al terrorismo e rimanere con le mani in tasca. Ti ripeto: per quanto non ci piaccia ricorrere a soluzioni estreme, avevamo bisogno di fermare l’ondata terroristica nell’isola e così è stato. Da quel momento non ci sono stati più sequestri. Come d’incanto tutto si è normalizzato e obbligammo il governo nordamericano a prendere una posizione rispetto ai sequestri di aerei e navi. Guarda che nella storia delle relazioni Usa-Cuba sono stati dirottati anche degli aerei dal territorio americano verso l’isola.
Come reagimmo? Arrestammo i sequestratori e in alcuni casi li estradammo, altro che concedergli la cittadinanza cubana! Immediatamente cessarono i sequestri. Noi informammo i governanti americani che se avessero continuato a mettere in libertà i sequestratori, il tema dell’emigrazione violenta verso gli Usa non avrebbe avuto soluzione e li ponemmo con le spalle al muro. La verità è che se il governo nordamericano avesse sin dal principio arrestato e condannato i sequestratori, molto probabilmente non avremmo eseguito le pene capitali.
I terroristi passeggiano per Miami e chi li combatte viene arrestato e condannato a pene abnormi…
Io sono tornato a Cuba quando è stato deciso che era utile al Paese. Loro torneranno perché abbiamo ragione. Le battaglie che abbiamo ingaggiato non le abbiamo mai perse..
Fabrizio Casari
f.casari@reporterassociati.org
(Ha collaborato Marco Papacci)
No hay comentarios:
Publicar un comentario